
La carriera di Maurizio Serra rispecchia in tutto e per tutto la normalità. Normalità intesa nell’accezione più nobile del termine, in cui semplicità e spontaneità divengono i tratti distintivi imprescindibili di una filosofia lavorativa e di vita. Nato a Parma nel 1976, dopo aver frequentato l’Istituto Alberghiero di Salsomaggiore, comincia a fare la gavetta in un ristorante tradizionale di Parma. Seguiranno una stagione in Sardegna, una bella parentesi in una gastronomia parmigiana, qualche anno all’estero tra Scozia e Australia, un passaggio nel ristorante di un hotel a Bergamo, il Roof Garden, per finire con l’impiego presso un’enoteca con cucina.
Serra, durante la sua crescita professionale, sviluppa un’affinità con il mestiere e con il mondo che gira intorno a esso non affatto scontata. Si rende subito conto, intuizione sottilissima, che tra il cuoco e il cliente esiste un legame inscindibile. Sviluppa una sensibilità in grado di capire che se il cuoco cucina con amore allora il cliente, di riflesso, rimarrà più soddisfatto. Il discorso però si estende ai piaceri della tavola, a quel senso di commistione che si crea tra i commensali. La condivisione diventa quindi l’obiettivo da raggiungere che trasporta l’aspetto gastronomico a svolgere un ruolo sociale. Il cuoco si eleva grazie alla semplicità di un mestiere che regala piacere e Maurizio Serra, grazie alla sua “gentile fermezza nobile” si rende interprete silenzioso del messaggio più virtuoso che uno chef possa veicolare.
In ALMA Lo chef Maurizio Serra è il responsabile del ristorante didattico Mater e incarna alla perfezione la figura di executive chef.
Argomento: Sedersi a tavola e mangiare. Il classicismo italiano.
Piatto preferito da gustare: Pollo in casseruola
Piatto preferito da cucinare: Minestrone
La cucina in 3 parole: Rigida, bella, faticosa