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Luca Di Benedetto

La passione di Luca Di Benedetto per la cucina viene da molto lontano. Muove i prima passi in cucina con gli studi alberghieri, passaggio fondamentale che lo sprona a proseguire la formazione nella materia, conseguendo anni dopo il diploma di cuoco professionista al Superiore di Cucina ALMA.
Da li in avanti, una serie di importanti esperienze in giro per il mondo, in Italia e Nuova Zelanda tra alta ristorazione e hotellerie.
Chiusa la parentesi nel Pacifico, rientra in Italia in veste di sous chef al Nobu Milano, ruolo che ricopre con soddisfazione per quasi 4 anni.
Oggi, per Luca Di Benedetto, si apre un altro importante capitolo della propria carriera: oggi è il Corporate chef del Gruppo Giorgio Armani.

Partiamo dal presente: cosa si prova ad essere Corporate Chef per una realtà come il Gruppo Giorgio Armani?

Sicuramente è un bel traguardo, ma preferisco vederlo come un nuovo punto di partenza. È un ambiente molto stimolante e competitivo, e la sento come una grossa responsabilità poiché il brand nel mondo è sinonimo di eleganza e italianità. Tutti fattori che dobbiamo tradurre in ogni piatto che proponiamo.

Che tipo di cucina proponete?

Ci sono diversi concept da sviluppare, dal ristorante gastronomico al caffè, tutti però con un unico comune denominatore: qualità elevata.
Potremmo definirla una cucina mediterranea contemporanea in cui andiamo ad esaltare i gusti tradizionali con la scelta delle giuste tecniche combinata ad una minuziosa ricerca delle materie prime.

C’è un piatto al quale sei affezionato?

Non c’è un piatto in particolare. Sono affezionato a tutti i sapori che vanno a risvegliare in me un ricordo. Che sia legato all’infanzia, ad un viaggio o ad una esperienza che ho vissuto.

Quali sono gli step che hanno segnato la tua carriera?

Ho avuto modo di lavorare con molti chef preparati sia in Italia che all’estero dai quali ho cercato di apprendere il più possibile e carpirne le filosofie alla base del loro pensiero.

Cosa ti ha portato a scegliere ALMA, e il corso Superiore di Cucina Italiana, per formarti nella cucina?

Svolgevo questa professione già dai tempi della scuola alberghiera ma sentivo la necessità di formarmi ulteriormente per crescere.

Il ricordo più bello di ALMA?

Ci sono davvero moltissimi ricordi: dalle cene con gli Chef alle cene organizzate tra di noi studenti all’Alma housing, veri momenti di confronto.

E l’incontro più bello? 

Sicuramente vedere all’opera alcuni grandi professionisti come lo Chef Soldati o Magadà e altri tra i più grandi nomi del panorama italiano, mi ha fatto crescere tantissimo dal punto di vista pratico e cambiare ottica sull’attitudine necessaria per svolgere questo lavoro al massimo ed esigere il meglio da me e da chi mi circonda.
Ma in assoluto gli incontri con Marchesi ed i suoi aneddoti sono quanto di più inestimabile posso conservare.

Lontano dai fuochi, quali sono i tuoi hobbie?

Quando mi allontano dai fuochi comunque non mi allontano dal cibo. Mi piace andare alla ricerca di nuovi stimoli.

Un consiglio per chi ambisce a diventare un cuoco?

Fare più esperienze possibili anche molto diverse tra loro. Il nostro è un mestiere molto vario e, per fortuna, non si smette mai di apprendere.

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