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Giulia Carotti

Iniziavo a capire che ogni gioia e soddisfazione, ogni problema e paura andavano condivisi con chi mi stava accanto...

Arrivo in Alma. Il lavoro non mi aveva permesso neppure di partecipare alla giornata dedicate alle visite quindi, quello era per me un luogo praticamente sconosciuto. Uniforme perfettamente stirata e si comincia. Mi presentai, si presentarono tutti, chef compresi. Posso farcela, pensai. Poi la prima training. No, mi sbagliavo, non posso farcela! Poi, le prime difficoltà iniziano lentamente a svanire e fra un “sì chef” più sentito di un altro si prosegue con orgoglio. Il gruppo di ragazzi con cui credevo di dover condividere solamente il piano di lavoro diventa la mia brigata e quelle che prima erano le più incomprensibili pretese degli chef si trasformano in motivo di crescita. Iniziavo a capire che ogni gioia e soddisfazione, ogni problema e paura andavano condivisi con chi mi stava accanto e questa diventò la forza che spinse tutti noi ad arrivare alla fine del corso in Alma con un diverso spirito. Non che riuscissi ancora a controllare il tremolio delle mani mentre scrivevo una torta, ma avere vicino persone con cui confrontarmi rendeva la fatica un po’ più piacevole. La passione per quello che facevo spesso si contrapponeva alla volontà di farlo nel migliore dei modi, ma mi rassegnai al fatto che questo fosse normale, perché come lo chef Masia insegna: “la perfezione è nemica della perfezione”.

Nonostante la stanchezza, il pomeriggio dell’assegnazione degli stage, avevo comunque una strana adrenalina in corpo che non mi permetteva neppure di stare ferma sulla sedia dell’aula Capriate, dove solo pochi mesi prima mi ero presentata a tutti. Il mio nome fu il secondo fra tutti ad uscire. La ragazza prima di me fu mandata a Roma: comparve sullo schermo la sua foto, la cartina dell’Italia e in seguito il luogo di stage. Durante il mio turno l’Italia si vedeva distante, è l’unica cosa che ricordo. E di lì a poco ho salutato un altro piccolo frammento di anima, insieme a tutto ciò che in soli tre mesi mi ero costruita, per partire ed abbracciare Barcellona, alla corte del Disfrutar.

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