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Lucia Gaspari

Come nasce la tua passione per la cucina e qual è stata la tua prima esperienza lavorativa in ambito culinario?
Mangiare e bere bene è sempre stato un aspetto importante per me e per la mia famiglia. Dopo gli studi in Design della Comunicazione mi sono trasferita a Berlino dove ho iniziato a lavorare nel settore della comunicazione e nei fine settimana lavoravo nella cucina di un ristorante italiano.
Ad un certo punto ho sentito il bisogno di avere risultati più tangibili, che mi dessero la possibilità di esprimermi creativamente e che avessero riscontri immediati. Ho lasciato tutto e sono tornata in Italia sicura e convinta di voler studiare ad ALMA.

 

Cosa ha rappresentato per te l’esperienza in ALMA?


Ho frequentato ALMA tra i 27 e i 28 anni, ad un’età già “matura” per studiare ed entrare nel mondo della cucina. Per me è stato fondamentale avere piena coscienza di quello che stavo facendo.
In questo modo, ogni singola lezione, ogni esperienza, ogni chef o docente incontrato nel mio percorso è stato vitale e a sua volta assimilato al massimo.
ALMA dà tutti i mezzi e gli strumenti per diventare un bravo cuoco, bisogna però ascoltare, ascoltarsi e saper cogliere ogni insegnamento.
Con ALMA, ed in particolare con il mio progetto di tesi, “Luce, cucina sostenibile consapevole, territorio e persone”, è iniziato il mio percorso di ricerca e consapevolezza che mi ha portata oggi ad essere quella che sono, sicura e determinata di quello che deve essere il messaggio mandato tramite la cucina.

 

L’esperienza al Silo, il primo ristorante completamente zero sprechi nel mondo, come ha cambiato la tua concezione di cucina?


Le esperienze di stage fatte durante il periodo ad ALMA sono state fondamentali perché mi hanno aiutata a capire fin da subito quale strada volessi prendere. L’esperienza di Silo, seppur breve, è stata determinante per fare il click definitivo verso una cucina completamente zero sprechi.
Mi sono ritrovata a lavorare senza nessun tipo di scarto, sia per quanto riguarda la materia che per il packaging degli alimenti.
Non c’era nessun tipo di immondizia e il poco scarto fatto dal cliente finiva direttamente in una compostiera posizionata nella sala del ristorante.
Il compost poi tornava agli agricoltori con cui Silo collaborava, come nutrimento per la loro terra, e così il cerchio si chiudeva.
Mi ha aperto gli occhi su tanti aspetti, e mi ha aiutata a farmi le domande giuste. Ci sono molti modi per lavorare senza sprechi, grazie a Silo ho appreso che lo scarto è mancanza di immaginazione.

 

Come nasce Røst e che tipo di cucina offre?


Røst nasce per raccontare la storia di un viaggio alla riscoperta di saperi agricoli, di territori e prodotti italiani d’eccellenza.
Per svelare le storie di chi si dedica con passione a coltivare, allevare e produrre cibo con etica e rispetto della natura.
Con Røst abbiamo voluto coniugare il buon vino ad una cucina semplice, creando un menu giornaliero ideato secondo la disponibilità dei nostri amici produttori.
Un menu pensato per essere condiviso, abolendo le categorie di ordine e focalizzandoci su vegetali e tagli poveri di carne.
Il tutto in un’ottica di sostenibilità ambientale, senza scarto e cercando di creare un ambiente di lavoro in sintonia con la filosofia del ristorante.

 

Røst ha aperto pochi mesi prima dell’emergenza, cosa è cambiato?


Aprire Røst in un periodo così speciale è stata una grande sfida.
Un po’ spaesati e impreparati, abbiamo cercato di adattarci a tutti i momenti ed esigenze del momento. Siamo stati felici di ritrovare molti clienti che non vedevano l’ora di tornare a passare del tempo da noi.
Røst era sin dall’inizio un progetto di passaggio, a cui ho dedicato tanta energia e passione, un progetto che mi ha formata ed aiutata a crescere e che è da pochissimo volto al suo termine.

 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?


Per il mio futuro invece, è arrivato il momento di dedicarmi ad un mio progetto personale. Un progetto di vita se così vogliamo definirlo.
Una piccola contrada nella mia amata Lessinia  — zona montana che abbraccia Verona, Vicenza e il vicino Trentino —, da rimettere in vita. Luogo dove vivere, accogliere ospiti a mangiare e dormire, in un contesto magico tra le montagne ed il cielo.
Un luogo dove poter raccontare e trasmettere un modo di vivere in sintonia con il ritmo della natura, attraverso una cucina ed un’accoglienza attenta e piena di cura.

 

Cosa consigli ad uno chef che esce da ALMA?


Quello che consiglio è di fare quante più esperienze possibili utili a formarsi, di non smettere mai di studiare. Di chiedersi sempre il perché delle cose. Di essere sempre coerenti con il messaggio che si vuole mandare, di appassionarsi alla materia prima ed al lavoro cercando di trovare una propria identità.

 

CORSO SUPERIORE DI CUCINA ITALIANA DI ALMA

 

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